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Emozioni ed esperienze
in montagna


Ho scelto di andare in montagna perchè guardando il mondo dall'alto, la prospettiva sulle cose cambia: ciò che prima appariva grande diventa piccolo e viceversa.

E poi semplicemente perchè mi piace.

Adesso guido gli altri, trasmettendo emozioni e permettendo di vivere grandi esperienze.


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Attività invernali


 

 

Bio




Claudio Betetto - A. Guida Alpina


Classe 1993, provengo dalla pianura ma fin da piccolo ho sempre guardato verso le montagne, attratto dall’aria sottile e dal profumo dei boschi.


Mi piace vivere la montagna a 360 gradi e in tutte le stagioni, cercando il più possibile l’avventura. Amo la Natura e in essa trovo il terreno ideale per mettermi alla prova.


Laureato in Scienze Forestali ed Ambientali, ho fatto della ricerca la mia occupazione primaria fino al 2022, momento in cui ho intrapreso l'affascinante percorso per diventare Guida Alpina, per riuscire a fare della mia passione un lavoro.


Adesso sono Aspirante Guida Alpina, unica figura abilitata ufficialmente all'accompagnamento in montagna su terreno alpinistico e su qualsiasi terreno, sia esso roccia, neve o ghiaccio.

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Blog




14 Novembre 2024

Settimina – Scalet delle Masenade

Col Max sulla Settimina in Moiazza, a goderci il sole di una giornata di inizio Novembre.   La Settimina è una via che a torto ho sempre snobbato. Vero, la parete è quel che è, ma l'arrampicata risulta di gran qualità e su roccia super.   Le relazioni abbondano online, quindi mi limito a qualche dritta.  Innanzitutto non si tratta di una via a spit ma di una via "con spit", nel senso che si deve integrare parecchio. Le soste sono sempre a fix (al massimo da collegare).  L1: 58 m a sostare su due fix, sopra alla cengia con una brutta sosta su chiodi. La sosta non è scomoda come sembra; L4: roccia nera bellissima, movimenti da intuire su verticali nel tratto chiave, non banale; L6: tiro entusiasmante in strapiombo, movimenti eleganti; L7: partenza boulderosa di dita, poi VI e mantenere la concentrazione. Sosta su spuntone sulla destra usciti in cengia. Tiro lungo da 55 m.  Ci si può calare in doppia ma finendo la via, conviene scendere a piedi per la solita cengia degli Scalet (non si ripassa all'attacco).   Materiale: 12 rinvii, 2 mezze corde da 60m, serie di friend #0.2-2. 
14 Novembre 2024

Diedro Sud-Ovest – Cima del Laghetto

L'attrazione nei confronti di una salita può essere legata a molti fattori: nel mio caso, il Diedro Sud-Ovest di Cima del Laghetto (che di Sud ha ben poco, visto quanto è incassato) mi ha stregato soprattutto per la linea impeccabile, complice un album del mitico Franz, che come sempre aveva colto nel segno e saputo condensare la passione attraverso i mezzi digitali (per chi fosse interessato, rimando al suo album --> Link). In questo Novembre avido di precipitazioni, cogliamo il momento giusto per questa salita, in condizioni superlative.  Lasciamo il furgone al Rifugio Premassone e percorriamo tutto l'avvicinamento in scarpe, i piedi ringraziano. Sotto al conoide c'è un buono spiazzo dove cambiarsi e lasciare il superfluo, visto che in discesa si ritransita per di qui.  Il Diedro non si vuole svelare e lo vedi solamente all'ultimo, quando ci entri.  La prima parte della via (conoide e primo canalino) la saliamo slegati fino a che la pendenza aumenta, dove ci leghiamo. Da qui facciamo 7 tiri di cui 6 da 60 m circa e l'ultimo più corto. In tutta la via troviamo solamente un chiodo con maglia rapida, ma si integra facilmente sia su ghiaccio che su roccia, vista la qualità del granito dell'Adamello.  La via sbuca su una sella poco sopra il Pian di Neve, a sinistra Cima del Laghetto, a destra Cima Ugolini con l'omonimo bivacco, entrambe facilmente accessibili.  La discesa non è difficile ma neanche banale, soprattutto con poca neve. Noi probabilmente ci teniamo troppo a sx (faccia a valle) e non reperiamo gli ancoraggi (guardando a destra vediamo un fix in un canalino), così disarrampichiamo su rocce rotte per traversare solo alla fine verso destra e ricongiungersi al conoide d'attacco.  Ritorno lunghetto ma dopo il Glockner nulla fa più paura, oltretutto siamo sempre al sole fino al rifugio Gnutti. Poi il gelo, con la brina sui massi che impone attenzione se non si vuole finire per terra.   Il momento panico della giornata arriva alla fine quando il furgone tira dritto alla prima brina sulla strada...catene d'obbligo (1h per uscire dalla Val Malga, yeah!). Con il giovane e baldanzoso Marco che anche lui ama questo genere di alpinismo. 
7 Novembre 2024

Mayerlrampe – Grossglockner

27 Agosto 2024

Diedro Bulfoni – Torre Nuviernulis – Rope-solo

È curioso notare come i ritmi che scandiscono la nostra vita siano bene o male ciclici, con dei periodi differenti. Ogni anno, più o meno verso la fine dell’Estate, sale prepotente il desiderio di una solitaria. Il bello (o il brutto) delle solitarie con la corda è che devi fare la via due volte, perché una volta salito il tiro, bisogna calarsi per recuperare le protezioni. Sì, la questione diventa un po' laboriosa, ma il fascino sta proprio in questo: si tratta di un lavoro continuo in cui mente e corpo non si rilassano mai, impegnati nelle complesse sequenze di operazioni da svolgere. Poi, nelle solitarie, il controllo incrociato non esiste e l’unico compagno di cordata è lo zaino, che osserva silenzioso, ogni errore si paga. In montagna, raramente esistono il caso e la fatalità; tanti incidenti attribuiti al caso sono in realtà causati da negligenza o incompetenza, a tutti i livelli. Fondamentalmente è sbagliato imputare al caso la conseguenza di un comportamento umano: su una via di roccia se un friend salta, la sosta non regge o il Grigri non blocca, la colpa è unicamente mia. Per questo ci vuole una cura maniacale, per questo si impiega tempo, soprattutto in autosicura. E anche se la perfezione non esiste, questa volta posso dire di aver fatto le cose bene. Diedro Bulfoni - Torre Nuviernulis – Rope-solo
19 Agosto 2024

Deye-Peters – Torre delle Madri dei Camosci

Sinuosa ed ammaliante, la Deye-Peters è una via che affascina. Vuoi per la fama, vuoi per la linea o semplicemente per l'ambiente in cui è immersa, grandioso e allo stesso tempo un po' appartato, lontano dai riflettori.   Il silenzio della conca a Nord dello Jof Fuart è viscerale. Salire il Deye, per ogni alpinista friulano è un po' un must, alla stregua del Campanile di Val Montanaia.  Partiamo con un po' troppa calma dal parcheggio e siamo all'attacco alle 9. Il nevaio basale ci costringe a salire due tiri della via Angelinaaa... (Benet, Meroi, Vuerich), se non vogliamo rischiare di cadere nella terminale tra neve e roccia del canale di sinistra.  Dopo qualche tiro nel diedro ci rendiamo conto che è realmente tardi, così la micro-traxion torna utile per una conserva protetta sui tiri più facili.  Usciti sullo spigolo l'ambiente si fa più arioso. Bello il chiave, con movimenti da falesia intorno al 6c abbondante (VII+), ben chiodato e sosta bomba.    Segue un tiro di V+ su roccia da antologia (tipo Pale di San Martino per intendersi)  al termine del quale finiscono le maggiori difficoltà.  Quando ci sleghiamo mi rendo conto di essere sullo stanchino andante, Saverio invece parte a razzo, confermando il suo amore per il ravanage.  Sulla Cengia degli Dei un pensiero va al mitico Julius e di fronte alla grandezza dell'ambiente circostante non si può che rimanere in silenzio, attoniti, fra i riflessi e i giochi di luci ed ombre che si creano nelle ore che precedono la sera.  Come dice Saverio, le Giulie sono montagne non solo d'acqua ma anche di luce (--> Rampegoni) La discesa avviene per la Gola Nord-Est, che troviamo ancora innevata ma, con qualche trucchetto riusciamo a sgattaiolare fuori.  Meritata tappa al Corsi e ovviamente facciamo sera, come ogni uscita che si rispetti in Giulie!   Con l'inossidabile Saverio. 
14 Agosto 2024

W Mexico Cabrones – Punta Tissi – Civetta