Nel silenzio siderale della Nord-Ovest, interrotto solo dal sibilo dei sassi che piovono dall'alto, Armando Aste e Fausto Susatti hanno tracciato uno dei loro capolavori alpinistici sul diedro di destra di Punta Civetta.
Oltrepassato il laghetto Coldai, la muraglia appare e non posso fare a meno di trasalire, i battiti a mille, ma la voglia di mettere le mani sulla roccia è troppa e questo meteo di fine stagione è un regalo che va colto a braccia aperte.
Arrivati più o meno sulla verticale di Punta Civetta attacchiamo ed ha inizio il viaggio verticale, fatto di fessure, diedri e camini.
Dopo un po' non guardo neppure più la relazione da quanto è logica la via...tiro dopo tiro entriamo dentro la Nord-Ovest.
Dopo uno slungone in diedro da antologia, mi ritrovo in sosta ad urlare di gioia.
Poi entriamo nei camini terminali, i camini terminali del Civetta, che sono duri a morire. Man mano che saliamo, sento l'aria farsi più fredda.
Altri tre tiri e siamo fuori. Il forcellino sommitale è una finestra sulla Val di Zoldo, la luce del tardo pomeriggio illumina le vette ma le valli stanno entrando nell'oscurità, alpinismo romantico all'ennesima potenza.
Anche il Frenz sbuca fuori sulle ultime roccette, provato ma felice, di una gioia che ti fa venire la pelle d'oca.
In discesa non corriamo, che senso avrebbe farlo? Pit stop al Coldai per panino, birra e caffè in previsione del viaggio in macchina, indubbiamente il momento più pericoloso della giornata.
Giù al parcheggio buttiamo letteralmente tutto in macchina, una stretta di mano, uno sguardo...e alla prossima vecchio mio!