Quando sali una via di Alessio Roverato ti sembra sempre un po' di essere in montagna. Vuoi per l'avvicinamento, vuoi per la roccia da verificare o per l'ambiente selvaggio...ed è per questo che attrae!
Luce la Sera sale gli strapiombi gialli della repulsiva parete Est del Monte Spitz, a picco sul Canale del Brenta. La propongo a Marcello che non esita un istante, così ci ritroviamo all'attacco con un caldo umido micidiale e 270 metri da salire.
Il primo tiro sveglia bene: la scalata è bella ma la roccia non allo stesso livello. Se ci si aggiunge il caldo, arrivo in sosta bello sudato, ma va bene così. Facciamo bene i conti: attaccando tardi il Sole gira rapido e la parete ci regala l'agognata ombra. Prendiamo subito un buon ritmo e il secondo tiro ci regala movimenti eleganti su roccia tra il giallo e il nero, spettacolare!
Appena prendiamo quota dal limite del bosco sentiamo l'aria tutto attorno. Si percepisce la natura, nel verde della vegetazione (una giungla!), nel viola delle campanule che crescono abbarbicate alla roccia e nell'arancione dei gigli che popolano infiniti giardini pensili.
Il duro strapiomba per davvero e la scalata si trasforma in una continua intuizione di quello che si potrà trovare oltre il tetto successivo. E' un bel gioco, fatto di dita, bicipiti e opposizioni di forze, anche se alla fine a vincere, come spesso accade, è stata la gravità!
Ciliegina sulla torta, al terz'ultimo tiro arriva il temporale. Una breve pausa in una nicchia ci consiglia di uscire lo stesso anche se piove, in fondo la roccia non si sta bagnando tanto... mi ritrovo a recuperare Marcello sul bosco sommitale, sotto il diluvio: era da un po' che entrambi non ci prendevamo un po' d'acqua!
Saliamo dritto per dritto il boschetto fino a beccare la stradina sterrata che seguita verso destra ci porta al sentiero e poi giù in valle.