Da tempo la puntavamo e finalmente il momento è arrivato, un po’ per caso, avendo preso la decisione il pomeriggio prima. Sicuramente scelta più che azzeccata visto lo zero termico a 4000m, non proprio tipico di fine Ottobre ma che ci ha permesso di arrampicare in maglietta, chiaramente una volta uscito il Sole. La via è un capolavoro di logica alpinistica e regala una bellissima e varia arrampicata, su roccia a tratti stupenda. Forse leggermente più facile della vicina Lacedelli ma sicuramente meno chiodata. La parte bassa fino al traverso è più facile, con solamente un tiro sul giallo più impegnativo. Il traverso comincia facile, tant’è che stavo rimanendo deluso ma poi le cose cambiano e l’aria sotto al culo si fa sentire. Sicuramente però il tiro più impegnativo è quello del diedro fessurato giallo, con un bel passo stronzo in uscita, cui segue un traverso ascendente a destra da manuale su buone prese e molto aereo. Pur avendo in mano due relazioni, è stato meglio utilizzarle come riferimento ma non seguirle alla lettera perchè imprecise. Ci siamo tuttavia subito resi conto della logicità della via e quindi abbiamo sempre seguito il “facile nel difficile”, non sbagliando mai. Arrivati poi in cengia alle 4 del pomeriggio, ci fermiamo 10 minuti a contemplare le Dolomiti. Il silenzio pervade l’aria e la roccia emana un’aura di luce. Chiaramente il pensiero vola a Enzo Cozzolino e Flavio Ghio che qui hanno firmato il loro capolavoro. Un sorso d’acqua, una stretta di mano e poi giù verso l’oscurità del fondovalle.