Prima spiccozzata e prima bollita della stagione, anche questa volta col Laze. Visto il peggioramento meteo del week-end, saliamo il Venerdì sera in Val di Vizze, obiettivo la parete Nord dell'Hochfernerspitze o Gran Vedretta.
Bel freschetto rispetto alla pianura e notte stellata.
La sveglia suona alle 3 30, infatti se vogliamo cavarcela in giornata bisogna partire a notte fonda. L'avvicinamento scorre tranquillo alla luce delle frontali e quando arriviamo sotto alla parete capiamo che non saremo i soli, dietro di noi infatti ci sono vari puntini luminosi.
Più che una parete è un versante, tant'è che noi non percorreremo quasi nulla della via originaria, anche se in fondo dal '29 le condizioni sono cambiate un po' per tutti.
Decidiamo di percorrere il canale evidente sulla destra che permette di evitare la prima parte di ghiacciaio e credo anche un seracco. Scartiamo prima del bivacco e guadagniamo quota su pendenze costanti di 40-45° (bella sfacchinata!), portandoci sotto alla strettoia tra seracco e parete. Qui saliamo una bella goulottina con partenza su ghiaccio vivo, che deposita sul pianoro mediano, da attraversare per collegarsi alla traccia principale.
Varie cordate si impegnano sul seracco centrale, noi sgattaioliamo a destra per un canalino che sul finale si trasforma in goulotte. Con un primo bel tiro e uno di collegamento, ci portiamo sotto all'ultimo seracco che aggiriamo labirinticamente sulla sinistra.
Credo sia possibile passare anche tutto a destra inizialmente per salto di misto/neve pressata e poi canalino.
Tutte le cordate che invece affrontano il seracco dritto per dritto si bloccano sulle viti, per fortuna abbiamo cercato il facile...
La pendenza man mano diminuisce...è pura aerobica fino in cima!
Il vento non ci da tregua, generando pure dei turbini in cresta: fionde assicurate sul pendio finale!
Le raffiche sbilanciano non poco, ma almeno c'è il Sole a scaldare un po'.
Veloci caliamo sul ghiacciaio del Weisskarferner, sul versante opposto e finalmente riusciamo a fare una pausa.
Da qui meglio legarsi, visti i crepacci anche semi-nascosti, ed inizia la lunga discesa fino ad intercettare il sentiero che scende dal rifugio Gran Pilastro.
Coi piedi cotti arriviamo a valle che sembriamo degli automi, ma la sensazione è sempre quella, ed è bella.