Con Niccolò scalo poco ma quando capita c'è da divertirsi.
Questa volta optiamo per l'ombrosa parete Nord-Ovest delle Meisules, via Franz.
La via in questione è stata aperta da un Ivo Rabanser appena diciassettenne: io a quell'età pensavo a farla franca coi compiti per casa e a come sarebbe stata la prossima festa del Sabato sera.
C'è che siamo figli del luogo in cui cresciamo ma sicuramente conta una certa predisposizione personale.
Ma va bene così.
Sta di fatto che ci ritroviamo all'attacco: i piedi appoggiati su un prato verde, i gialli sopra le nostre teste e una via da salire.
Che poi è una volontà, mica un obbligo.
Per darci la giusta carica, ricordiamo la bellissima descrizione della Franz che viene fatta su un noto sito online...per un attimo ci sembra di andare al patibolo, ma il tragico sfocia presto nel comico: prendiamolo di petto questo duro destino!
Effettivamente il primo tiro sveglia bene, sembra di essere in falesia, con la ghisa che monta e il respiro che accelera.
Il passaggio repentino da giallo a grigio è destabilizzante, ma per quanto preferisca gli strapiombi, le placche a buchi fanno sempre la loro sporca figura, soprattutto se sono paragonabili a gettate di cemento armato.
E allora saliamo, cercando di non perdere la "via maestra" finché non sbattiamo la testa contro allo strapiombo del terz'ultimo tiro.
Qui Rabanser ha deciso di metterci lo zampino, posizionando la trappola: tre o quattro movimenti secchi in posizione sub-orizzontale a 2-3 metri dal suolo.
Ce la sghignamo, la scena ha del comico e per fortuna non sfocia nel tragico.
Uscire sui prati ha sempre il suo fascino, soprattutto se sai che la discesa è una passeggiata.
Stretta di mano, panorama mozzafiato, chebellocheèchealtichesiamo.
Quasi arrivato alla macchina la testa ha un unico pensiero (birra e piadina) ma prima mi giro a guardare la parete e realizzo che abbiamo appena salito un piccolo capolavoro.