E’ bello ed una grande soddisfazione quando senti il corpo che si muove fluido, all’unisono con quello che gli comanda la testa, quasi simultaneamente. Mi piace arrampicare a Brentino perchè la roccia è stupenda ma non credevo si potesse arrivare a tanto. Al secondo tiro ti ritrovi sotto ad una placca gialla, perfettamente verticale e capisci che devi passare per di là ma finchè non ci sbatti il muso non realizzi quanta bellezza si può nascondere in quella roccia. Rovescio di destra, rovescio di sinistra, buchetto di destra e incrocio totale di sinistra, piedi fondamentali per non sbandierare! La gioia del movimento. Poi parte una sequenza di continuità su buchi, non bisogna mollare e rimanere sempre concentrati, soprattutto sui piedi…che spettacolo, sembra di essere al Sengio! Sul quarto tiro invece una serie pazzesca di prese e fessure permette di uscire dagli strapiombi. Che poi alla fine di cosa stiamo parlando? Sono una serie di concavità e convessità della roccia, di fessurazioni dovute all’erosione dell’acqua… in fondo non varrebbero di più ma chi arrampica ci vede dell’altro: sono sequenze di movimenti logici e quindi belli. E quando sei lì che metti la mano dove deve andare e giri il piede nel modo giusto, si stringe un legame, percepisci che c’è una grande sintonia. Via Girl – Pala del Boral, con l’amico Francesco Biadene.