Ci sono quei sogni che restano sopiti a lungo ma che quando ti si risvegliano dentr, hanno bisogno di esplodere e il passo successivo è solamente quello di materializzarli. Salire la Croda da Lago da solo è stato per me uno di questi. Però lo volevo fare al momento giusto. Ormai uno dei momenti migliori per andare in montagna, se non il più bello, è l’inizio dell’Autunno: le giornate sono ancora lunghe, calde a sufficienza e si respira un’aria speciale, indescrivibile. Così mi ritrovo a percorrere il sentiero che conduce in Val Formin, costellato di larici incendiati. Anche la Rozes appare in tutto il suo splendore, brillando di luce propria. Come sempre quando sono da solo, ho la sensazione che il tempo trascorra lentamente e che la realtà circostante mi scorra sopra senza scalfirmi. Non so se sia un mio difetto o la normalità, ma faccio difficoltà a prendere totalmente coscienza di ciò che mi circonda. Per questo motivo spesso mi sforzo di fotografare o di fermarmi a osservare e a volte capita che alcuni spettacoli o immagini mi riempiano talmente che prorompo in una risata o magari accade che una lacrima mi righi le guance. Giunto sotto al diedro della via di salita decido di prepararmi con calma ma senza mai fermarmi, quasi a voler evitare di pensare. Perché alla fine l’arrampicata si tratta proprio di questo: agire senza pensare. E così inizio a salire perdendomi nei movimenti, aiutato dalla bellezza della roccia che per essere su gradi bassi, risulta veramente buona. Solo nell’ultima parte, usciti dal diedrone, tutto si fa instabile e il detrito diventa insidioso: ah amate Crollomiti! Dalla cima si ha una vista pazzesca sui Lastoi de Formin, un altopiano a dir poco lunare. E dopo la cima iniziano le doppie, comode, senza intoppi: non potevo […]